Prendiamo un ritratto - possibilmente un mezzo busto frontale – che indicheremo con (a); ne facciamo una copia riflessa (per approssimare un'immagine capovolta secondo l’asse di simmetria verticale del viso – il che non è esattamente la stessa cosa); indichiamo questa versione riflessa con (b).

Possiamo utilizzare un ritratto di noi stessi (un autoritratto o un ritratto che ci ha fatto qualcun altro) e indicare quale delle due versioni è la più realistica: rispondiamo (a), (b) o “non so”.

Potremmo anche chiederci di solito come e quando ci vediamo: per esempio, davanti a uno specchio per la toilette. E ancora: gli altri come ci vedono? A quali fotografie corrispondono queste modalità di visione: l'immagine (a) o la (b)?

Possiamo anche utilizzare ritratti di persone conosciute (amici, parenti...) e fare lo stesso esercizio: indicare la versione più realistica o comunque quella che riconosciamo meglio o magari quella che ci piace di più: (a), (b) o “non so”.

Si possono pensare infinite variazioni dell'esercizio sulla base delle varianti delle fotografie (con trucco o senza, con vestito casuale o elegante, nudo o vestito, genitore e figlio, padrone e cane,...).

 

Un altro esercizio, più sofisticato e un po' inquietante (anche questo si può fare con il proprio ritratto o un ritratto altrui), è invece descritto qui